COS’E’ L’ULTIMO MIGLIO?

Per “ultimo miglio” si intende l’ultimo tratto di viaggio che l’acqua di rete compie dal contatore fino ad arrivare al rubinetto di casa attraverso le tubature.

Tale tratto è di competenza dell’utente o comunque del proprietario dell’immobile (casa indipendente o edificio) e spesso l’acqua che scorre nelle “ultime” tubature potrebbe causare cessione di metalli pesanti o proliferazione batterica. Questo accade perché nella maggior parte delle volte le case italiane (e in generale europee) sono datate e all’interno dei tubi dove passa l’acqua si possono creare con il passare del tempo dei biofilm dovuti alla presenza di una normale carica organica.

Il loro distacco causa il tipico “intorbidimento” dell’acqua e in generale ad un peggioramento del gusto dell’acqua. Questo fenomeno è particolarmente rilevante ed evidente nel caso di vecchie tubazioni in ferro o in piombo, che ancora oggi possono essere presenti nei vecchi edifici. I maggiori metalli pesanti rilasciati dalle tubature vetuste sono rame, ferro, nichel, cadmio, cromo totale, piombo e zinco. Ecco perché l’ultimo miglio viene spesso considerato dagli esperti come “l’anello debole” della sicurezza garantita dalle acque potabili.

Tale problematica sembra essere la vera causa che spinge gli italiani ad essere i primi produttori di acqua in bottiglia in tutta europa (e secondi al mondo dopo il Messico). In base a studi recenti, il 67%* degli italiani preferisce l’acqua in bottiglia, pur essendo consapevole del suo impatto economico e ambientale. Il motivo principale? L’acqua confezionata è considerata più sicura rispetto a quella del rubinetto, che la maggior parte delle volte risulta troppo “clorata e ferrosa”.

Scopriamo nel dettaglio come vengono controllate le due fonti d’acqua.

ACQUA DEL RUBINETTO

Nonostante l’acqua del rubinetto sia considerata “meno sicura” rispetto a quella in bottiglia, essa è sottoposta a molti più controlli. L’acqua di rete è infatti soggetta a decine di controlli periodici, aggiornati ed estremamente severi.

È resa potabile negli impianti di depurazione e negli acquedotti del servizio idrico integrato e mantenuta adatta al consumo umano secondo la vigente normativa sulle acque potabili (D.Lgs. n. 31/2001 che stabilisce i valori massimi delle sostanze che possono trovarsi disciolte in acqua e fornisce i parametri di sanitizzazione, ovvero di utilizzo del cloro, che fa sì che l’acqua di acquedotto arrivi nelle nostre case priva di contaminazioni.).

Il gestore del servizio idrico ne è responsabile fino al contatore, mentre per quanto riguarda il tratto che giunge fino ai rubinetti di casa, la competenza è, come dicevamo, dell’utente.


La potabilità dell’acqua pubblica è garantita lungo tutto il percorso della rete di distribuzione tramite controlli sulle qualità chimico-fisiche, sulla provenienza e sulla presenza o meno di falde acquifere sotterranee alle quali poter attingere.


A fronte della scoperta e del riconoscimento dei cosiddetti “inquinanti emergenti” sono stati introdotti nuovi principi dall’OMS, ovvero i “Water Safety Plan”, una serie di nuove analisi dei rischi che possono colpire l’intera rete di distribuzione dell’acqua potabile.

L’implementazione dei principi di WSP è presente nella revisione degli allegati della Direttiva europea 98/83/CE, processo cui l’Italia ha sostanzialmente contribuito. Dunque non vi sono dubbi, ad eccezione di casi rari di non-potabilità e segnalati dal proprio comune di riferimento; l’acqua del rubinetto è buona, sicura, economica e controllata.

ACQUA IN BOTTIGLIA

L’acqua in bottiglia deve sottostare ai parametri di un’altra normativa, il Decreto Ministeriale 10 2 2015 che, per quanto riguarda la concentrazione ammessa di alcune sostanze, ha margini più estesi di quelli indicate per l’acqua del rubinetto. Dunque l’acqua di rubinetto è sottoposta a parametri più rigidi.

Questo non significa, ovviamente, che l’acqua in bottiglia sia meno buona o meno sicura dell’acqua di casa. Significa semplicemente che alcune acque in bottiglia, quando sottoposte a fonti di calore per diverso tempo, se fossero sottoposte alla normativa delle acque del rubinetto, non risulterebbero potabili, perché, per esempio, hanno una concentrazione troppo alta di solfati che alla lunga potrebbero intasare le tubature domestiche. Diversi studi hanno poi confermato il rilascio di microplastiche delle bottiglie di acqua e la pericolosità del fattore calore.

E’ tuttavia importante ricordare che l’acqua di rete non è esente, anch’essa è risultata positiva a quantità di microplastiche in alcuni campioni analizzati.

QUALI SONO I RIMEDI?

Per continuare a beneficiare dell’acqua buona del sindaco senza inquinare con le pesanti bottiglie d’acqua e risparmiare, un ottimo rimedio al problema dell’ultimo miglio e delle microplastiche che purtroppo caratterizzano in grossa parte l’acqua potabile, è applicare un filtro a carboni vegetali attivi all’uscita del rubinetto, così da poter trattenere tutti i maggiori agenti inquinanti che vengono rilasciati dalle vecchie tubature, comprese le microplastiche.

AquaCompact è studiato e pensato proprio per arginare il problema l’ultimo tratto trattenendo più di 80 inquinanti, tra cui Cloro, Torbidità, Rame, Ferro, Piombo, Microplastiche, Zinco, Sabbia, Alghe, Ruggine e, in generale, tutti i materiali sospesi e metalli pesanti più grandi di 5micron (5 millesimi di millimetro).

Se si sospettano problemi di grossi agenti inquinanti quali virus e batteri dannosi per la salute (ad es. legionella, giardia, PFAS etc) diventa fondamentale effettuare un’attenta analisi dell’acqua e in base ai risultati scegliere il filtro più idoneo alla propria situazione.